Oculistica
Oculistica
L'oculistica, o oftalmologia, è la branca medica che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della terapia medica e chirurgica delle patologie degli occhi.
Gli occhi rappresentano un organo essenziale per l'essere umano dal momento che la vista è il nostro senso più sviluppato. Nel corso della vita possono però andare incontro a patologie ma anche a processi di invecchiamento e ad alterazioni della capacità visita. Per mezzo di terapie mediche, interventi chirurgici e di ausili esterni l'oculista si pone l'obiettivo di preservare l'acutezza visiva e dunque la qualità di vita del paziente.
La visita oculistica
Tramite la visita oculistica l'oftalmologo esamina la condizione visiva del paziente per mezzo di esami strumentali che fanno uso di diverse apparecchiature, talvolta tecnologicamente molto avanzate. Nel corso della visita il medico esamina i bulbi oculari per mezzo di una lampada a fessura, uno speciale microscopio che gli consente di osservare direttamente la parte anteriore e posteriore di ciascun occhio.
Accanto a questo esame fondamentale, l'oculista impiega altri strumenti per misurare la capacità visita, monitorare la pressione oculare, la dilatazione delle pupille, la superficie corneale e molto altro. La visita comprende anche la prova delle lenti e altri test nei quali è richiesta la collaborazione del paziente.
Gli esami
Tra gli esami principali a cui il paziente è sottoposto ci sono:
Autorefrattometria
Con prova del visus che consente la valutazione di miopia, astigmatismo e ipermetropia
Tonometria
Per la misurazione della pressione oculare
Topografia corneale
Valuta la superficie della cornea
Oct
La cosiddetta "tac dell'occhio"
Principali patologie oculari
Le patologie trattate dall'oftalmologo sono quelle che colpiscono occhi e annessi oculari. Si tratta di patologie molto diverse in funzione dell'area coinvolta.
- Difetti refrattivi: Miopia, ipermetropia, astigmatismo, ambliopia
- Patologie della cornea: Distrofia corneale, cheratite e cheratocono
- Patologie della retina: Degenerazione maculare, retinopatia diabetica, maculopatie e distacco della retina
- Patologie del cristallino: Presbiopia e cataratta
- Patologie del nervo ottico: Glaucoma
| Difetti Refrattivi
Miopia
La miopia è un difetto visivo che consiste nella difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti lontani.
Questo vizio refrattivo è dovuto al fatto che i raggi luminosi provenienti da lontano vengono messi a fuoco davanti alla retina e non, come dovrebbero, su di essa. Per questo motivo, il miope vede sfuocato le immagini presenti ad una determinata distanza.
La miopia è un difetto visivo piuttosto comune: si stima che attualmente ne sia interessata addirittura una persona ogni quattro.
Il segnale più indicativo della miopia è la visione offuscata degli oggetti che si trovano ad una determinata distanza, come i cartelli stradali mentre si è alla guida o la lavagna a scuola. Oltre alla difficoltà di vedere nitidamente gli oggetti lontani, la miopia può essere associata ad altri sintomi, come affaticamento visivo e mal di testa.
L'approccio migliore al problema è sottoporsi a controlli dall'oculista a cadenza regolare, sin dall'infanzia, per monitorare l'evoluzione del difetto visivo. Nel bambino, i primi segnali del problema sono la fatica nel leggere un testo o l'assunzione di posizioni strane quando guarda la tv o disegna. La miopia è un difetto progressivo che tende ad aumentare con lo sviluppo fisico, quindi richiede ripetute messe a punto degli occhiali o delle lenti a contatto.
Le cause della miopia sono molteplici, ma il motivo principale è l'allungamento eccessivo del bulbo oculare oltre la norma, in concomitanza con l'accrescimento fisico (miopia assiale). Ciò fa aumentare la distanza tra la retina, la membrana formata dai recettori fondamentali per la visione, e il cristallino, la lente naturale dell'occhio che permette la messa a fuoco. In queste condizioni, l'immagine prodotta viene dunque focalizzata davanti e non sul piano retinico, come dovrebbe avvenire; di conseguenza, le immagini lontane appaiono indistinte e offuscate.
Altra causa possibile è il potere refrattivo del cristallino più elevato, cioè il globo oculare è normale, ma la lente all'interno dell'occhio è troppo "potente" (miopia da indice). Questo avviene soprattutto nella cataratta, una malattia che colpisce il nucleo del cristallino facendolo addensare ed aumentando così il suo indice di rifrazione.
La miopia si evidenzia tra gli otto ed i dodici anni d'età (età scolare), tende a peggiorare con lo sviluppo corporeo durante l'adolescenza e si stabilizza intorno ai 20-25 anni, salvo possano verificarsi variazioni minime più avanti nel corso della vita. In età adulta, la miopia può enfatizzarsi per la presenza contemporanea di disturbi del cristallino, come la cataratta e la presbiopia.
Nella maggior parte dei casi, il difetto è acquisito, cioè subentra con il passare degli anni, specialmente in età scolare. Rara è, invece, la miopia congenita, cioè presente sin dalla nascita.
Per quanto riguarda i fattori scatenanti, sempre maggiore importanza sta assumendo la componente ambientale: uno stile di vita sano influenza positivamente la tendenza alla miopia, tanto che i bambini che trascorrono molto tempo all'aria aperta tendono a sviluppare forme più lievi del difetto visivo. Al contrario, sedentarietà e sovrautilizzo della messa a fuoco da vicino, tipico di quando si usano device tecnologici come tablet, computer e smartphone, pare siano correlati all'aumento della miopia.
La miopia è influenzata anche da una componente genetica: se in famiglia ci sono parenti con lo stesso difetto di refrazione, è più facile che un bambino presenti lo stesso disturbo.
Esistono diverse opzioni per correggere la miopia. La più indicata viene valutata dallo specialista a seconda di:
età della persona
gravità del difetto visivo.
Oltre agli occhiali correttivi, che sono il metodo più comune in particolare nei bambini e negli adolescenti fino ai 14-16 anni, e alle lenti a contatto, per correggere la miopia si può ricorrere alla chirurgia refrattiva, che si avvale dell’utilizzo di strumentazioni laser, in particolare il laser a eccimeri e il femtolaser.
La miopia è influenzata anche da una componente genetica: se in famiglia ci sono parenti con lo stesso difetto di refrazione, è più facile che un bambino presenti lo stesso disturbo.
Il Laser ad eccimeri con tecnica PRK
Il laser ad eccimeri con tecnica PRK (PhotoRefractive-Keratectomy) è il trattamento che vanta la maggiore esperienza nel mondo (eseguito dal 1990).
Consiste nel rimodellamento della superficie anteriore della cornea, la prima lente dell’occhio, dopo che meccanicamente viene asportato l’epitelio di superficie (procedura di disepitelizzazione). Si scolpisce una “lente a contatto naturale” del potere diottrico desiderato per la correzione del difetto.
Solo la precisione del raggio laser permette di asportare lembi di tessuto corneale di un micron (un millesimo di millimetro) a ogni “spot” (colpo). Si tratta quindi di un trattamento che ha il vantaggio di essere superficiale, senza che il chirurgo debba manipolare l’occhio e quindi senza rischi intra-operatori.
Femtolaser con tecnica Lasik
Il Femtolaser con tecnica Lasik o Femto Lasik prevede un primo tempo in cui il femtolaser taglia la cornea sagittalmente. Il lembo corneale viene sollevato dal Chirurgo che con il secondo strumento, il laser ad eccimeri, modifica la curvatura della cornea scavandola internamente secondo i parametri di trattamento richiesti (come nella PRK).
Questa tecnica consente di correggere non solo la miopia ma anche gli altri difetti refrattivi, ipermetropie e astigmatismi.
Femtolaser con tecnica SMILE
La tecnica Smile (small incision lenticule extraction) è l’ultimissima disponibile per la correzione della miopia e si avvale del solo femtolaser, che taglia all’interno della cornea intatta un lenticolo (una specie di lente a contatto) pari al valore della miopia/astigmatismo miopico che dev’essere corretto. Il lenticolo viene estratto dal chirurgo attraverso un microtaglio.
È una tecnica molto sofisticata e poco invasiva, poiché si avvale di un taglio sulla cornea di soli 2 millimetri e quindi:
La superficie corneale viene rispettata al massimo;
La ripresa funzionale del paziente è molto veloce, calcolabile in pochi giorni;
L’assestamento del tessuto avviene in tempo reale.
“È opportuno dire che ci si può sottoporre a un intervento di chirurgia refrattiva solo quando la miopia è stabile da almeno un anno e solo dopo un’attenta valutazione dell’occhio con esami specifici (misura dello spessore corneale, mappatura della cornea, valutazione del diametro pupillare etc.) che permettono di selezionare correttamente i candidati all’intervento”, spiega il medico.
Ipermetropia
L'ipermetropia è un vizio di rifrazione sferico in cui il punto focale è posto dietro alla retina poichè il potere del diottro oculare è scarso rispetto alla lunghezza del bulbo.
All'opposto della miopia, la visione da vicino risulta in genere più difficoltosa, a meno che non si faccia uno sforzo costante per mettere a fuoco. Ciò accade perché la cornea (o il cristallino) ha un raggio di curvatura troppo grande e/o la lunghezza assiale è troppo breve (ossia il bulbo oculare è più corto del normale).
L'ipermetropia determina una visione affaticante e non perfettamente nitida degli oggetti. Nei bambini e nei giovani adulti tale difetto visivo può essere autocompensato, nel senso che può correggersi naturalmente grazie alla capacità di messa a fuoco (meccanismo di accomodazione). Entro certi limiti, l'ipermetrope è quindi in grado di vedere chiaramente e i sintomi potrebbero essere impercettibili o molto lievi. Con l'aumentare dell'età, però, il grado di accomodazione diminuisce, quindi sia gli oggetti posti a media distanza, che lontani appaiono sfocati.
I sintomi associati all'ipermetropia variano dallo sforzo durante la lettura, alla cefalea, fino a disturbi oculari irritativi (es. bruciore agli occhi)
Un diametro del bulbo più corto del normale (ipermetropia assile). È sicuramente la causa più frequente;
Una curvatura della superficie del cristallino inferiore alla norma od un suo indice di rifrazione aumentato rispetto alla norma;
Un'assenza del cristallino (rara), chiamata afachia.
Modificazione fisiologica della cornea e/o del cristallino, cambiamenti che nell'arco della vita portano una persona a diventare astigmatica
Cataratta, causa una curvatura irregolare del cristallino, generando astigmatismo
Sindrome da occhio secco, può deformare la cornea in modo irregolare
Abitudine a “strizzare” continuamente gli occhi, esercita una pressione sulla cornea tramite le palpebre favorendo l’astigmatismo
La cura dell'astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare della cornea che causa la visione non nitida delle immagini. Si può ottenere con lenti correttive come occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta del difetto visivo e la prescrizione dell'occhiale derivano sempre da un esame specialistico approfondito.
Un altro metodo di correzione è la chirurgia laser. L’età migliore per sottoporsi all’intervento di chirurgia è compresa tra i 25 e i 45 anni. Infatti, prima dei 25 anni i difetti di vista possono ancora modificarsi sensibilmente e in ogni caso il difetto deve essersi già stabilizzato da almeno uno-due anni, mentre dopo i 45 anni può cominciare a comparire la presbiopia. Il medico deciderà la tecnica di chirurgia più adeguata da utilizzare, valutando il bilancio rischio/beneficio.
Si può correggere l'ipermetropia con occhiali o lenti a contatto. Un'altra opzione di trattamento per l'ipermetropia è un intervento chirurgico. La chirurgia foto refrattiva si avvale dell'utilizzo del laser ad eccimeri. L'energia del laser interrompe i legami fra le molecole e provoca una "evaporazione" del tessuto bersaglio senza danni sui tessuti circostanti. La sezione di chirurgia refrattiva dell "Eye Center"dell'Istituto Clinico Humanitas possiede un laser ad eccimeri di ultima generazione riconosciuto come uno degli strumenti chirurgici più all' avanguardia presenti attualmente sul mercato mondiale. Riesce ad operare ipermetropie molto più elevate rispetto a quelle che in passato era possibile trattare , ma non solo, presenta un sistema di inseguimento attivo durante il trattamento che riesce con estrema precisione a centrare l'intervento, non in modo standardizzato, ma sull'asse visivo del paziente che è diverso per ogni individuo (dato d'importanza cruciale in tutti i pazienti ma maggiormente negli ipermetropi). In questo modo si riesce a personalizzare l'intervento alle caratteristiche specifiche di ogni persona ottenendo così dei risultati molto superiori rispetto alla chirurgia standard.
L'applicazione del laser ad eccimeri può essere eseguita sia con le tecniche chiurgiche di superficie: PRK, oppure con la più avanzata PRK trans epiteliale customizzata, LASEK o EpiLASIK, sia con le tecniche chirurgiche intrastromali: LASIK.
Una delle maggiori evoluzioni di questa tecnologia è costituita della chirurgia refrattiva customizzata che mira, non solo a trattare i comuni diffetti visivi (miopia , ipermetropia e astigmatismo) ma anche a correggere le altre imperfezioni ottiche (chiamate aberrazioni ottiche di alto ordine) che sono caratteristiche e diverse in ogni individuo , un po' come le impronte digitali diverse o per ogni persona. La chirurgia refrattiva "customizzata" permette un ulteriore miglioramento della qualità dell'immagine retinica ottenuta dopo l'intervento rispetto alla chirurgia tradizionale e si rende indispensabile la dove la presenza di di aberrazioni di alto ordine sia importante.
Astigmatismo
L'astigmatismo è un difetto della vista molto comune che comporta una minore nitidezza visiva a causa di una deformazione della cornea o di un’alterazione delle strutture interne del bulbo oculare.
La cornea dell’occhio con astigmatismo è simile a un piccolo pallone da rugby: la curvatura non è la stessa su tutta la superficie e, quindi, i raggi della luce non vengono messi tutti a fuoco sulla retina. Ciò provoca, nei casi più lievi, una minore nitidezza o sdoppiamento delle immagini e nei casi più gravi, distorsioni degli oggetti: un cerchio, ad esempio, viene percepito come una forma ovale.
L'astigmatismo peggiora la vista sia da lontano, sia da vicino e non ha rapporti con l'età della persona; può essere presente sin dalla nascita e può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, talvolta, anche con differenti combinazioni tra i diversi difetti. La conseguenza principale dell’astigmatismo è una visione poco nitida delle immagini e per questo è necessario correggerlo con occhiali o lenti a contatto.
Affaticamento degli occhi (ad esempio dopo un lungo periodo di concentrazione)
Mal di testa
Bruciore agli occhi
Lacrimazione eccessiva
In presenza di tali sintomi soltanto una accurata visita oculistica permetterà di diagnosticare l’astigmatismo e di pianificare un trattamento corretto. Nel caso dei bambini, è bene chiedere esplicitamente al pediatra di controllare gli occhi, soprattutto se i genitori sono a conoscenza di malattie (anche rare) presenti in famiglia.Congenite di natura genetica, ereditaria e, non di rado, di forte entità
Comportamentali, dovute alle abitudini, alla posizione del corpo e allo stile di vita della persona
Lesioni, traumi, infezioni o interventi chirurgici
Cheratocono
Modificazione fisiologica della cornea e/o del cristallino, cambiamenti che nell'arco della vita portano una persona a diventare astigmatica
Cataratta, causa una curvatura irregolare del cristallino, generando astigmatismo
Sindrome da occhio secco, può deformare la cornea in modo irregolare
Abitudine a “strizzare” continuamente gli occhi, esercita una pressione sulla cornea tramite le palpebre favorendo l’astigmatismo
La cura dell'astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare della cornea che causa la visione non nitida delle immagini. Si può ottenere con lenti correttive come occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta del difetto visivo e la prescrizione dell'occhiale derivano sempre da un esame specialistico approfondito.
Un altro metodo di correzione è la chirurgia laser. L’età migliore per sottoporsi all’intervento di chirurgia è compresa tra i 25 e i 45 anni. Infatti, prima dei 25 anni i difetti di vista possono ancora modificarsi sensibilmente e in ogni caso il difetto deve essersi già stabilizzato da almeno uno-due anni, mentre dopo i 45 anni può cominciare a comparire la presbiopia. Il medico deciderà la tecnica di chirurgia più adeguata da utilizzare, valutando il bilancio rischio/beneficio.
Astigmatismo corneale, dovuto a un’anomala curvatura della cornea
Astigmatismo interno o lenticolare, dovuto ad alterazioni delle strutture interne dell’occhio, ad esempio il cristallino
PREVENZIONELe linee guida internazionali suggeriscono di effettuare un controllo della vista all’età di 3 anni perché è quella in cui il bambino può iniziare a collaborare ma, nel caso di familiarità con malattie oculari o se si sospetta che il bambino abbia qualche difficoltà visiva, si può effettuare una visita oculistica anche prima.
Controllare durante la crescita che i propri bambini ci vedano sempre bene e chiaro
Effettuare visite oculistiche nei primi anni di vita, se in famiglia ci sono malattie oculari importanti
Controllare che il bambino indossi gli occhiali nei tempi e nei modi indicati, se prescritti dall’oculista
Chiedere consiglio al pediatra o all’oculista se il bambino:
Inclina la testa sempre dallo stesso lato oppure si avvicina molto al piano di lettura
Ha gli occhi che non sembrano allineati (strabismo)
Strizza le palpebre per vedere meglio da lontano (ad esempio, quando guarda la televisione)
Ha occhi troppo grandi o troppo piccoli
Ha gli occhi rossi o che lacrimano spesso
Ha frequentemente mal di testa, soprattutto a fine giornata
Oggi è possibile correggere l’astigmatismo con l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto. Per le persone astigmatiche che vogliono togliere gli occhiali e le lenti a contatto, invece, esiste l’intervento laser.
Parliamo di un intervento di chirurgia refrattiva laser che può essere eseguito con diverse tecniche:
Laser ad eccimeri (PRK, LASIK)
Laser a Femtosecondi (FemtoLASIK – SMILE – cheratotomia curva)
Lenti intraoculari toriche che sostituiscono il cristallino
Lenti Fachiche toriche impiantate davanti il cristallino.
Ambliopia (occhio pigro)
L'ambliopia, detta anche "occhio pigro", è una condizione che riguarda il 4% della popolazione mondiale ed è contraddistinta da una diminuzione più o meno accentuata della capacità visiva di un occhio o, con minore frequenza, di entrambi.
La patologia è causata da un'alterata trasmissione del segnale nervoso tra l'occhio e il cervello, che fa sì che il cervello privilegi un occhio per la ridotta acuità visiva dell'altro.
Nonostante i progressi in campo medico, attualmente può essere trattata con probabilità di risoluzione più o meno completa solamente entro i primi 5-6 anni di vita.
Più spesso monolaterale, l'ambliopia può essere causata da malattie oculari che, nel periodo dello sviluppo dell'apparato visivo in età infantile (0-6anni), non consentono allo stimolo luminoso di arrivare alla retina (ad esempio la cataratta in età pediatrica, solitamente congenita).
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si manifesta in occhi del tutto privi di difetti dal punto di vista anatomico. In tali occhi appare alterata la giusta stimolazione sensoriale dell'apparato visivo, frequentemente per via di difetti di refrazione non corretti.
Strabismo, ossia un anomalo allineamento degli occhi, causato da un difetto dei meccanismi neuro-muscolari che ne regolano i movimenti
Cataratta congenita e ptosi palpebrale
Anisometropia, ossia una diversa refrazione fra gli occhi
I sintomi dell'occhio pigro non vengono quasi mai riferiti dal paziente, dato che spesso è ancora troppo piccolo per poter affermare di avere un occhio più debole dell’altro. Proprio a causa di ciò si consiglia di fare una prima visita oculistica al bambino, anche in mancanza di sintomi, entro i 3-4 anni di età.
Oggi c’è la tendenza ad anticipare ancora di più la prima visita, facendo sì che venga svolta entro il primo anno di vita.
Nonostante l'occhio pigro colpisca solamente un occhio, c’è la possibilità che interessi entrambi gli occhi.
Per contrastare l'ambliopia è necessaria la diagnosi precoce, che deve essere seguita da un trattamento tempestivo. L'arma migliore rimane perciò la prevenzione, che passa attraverso visite di screening da effettuare già all'età di sei mesi e controlli periodici nel corso dei primi 5-6 anni di vita del bambino.
Per prima cosa bisogna curare la causa dell'ambliopia: correggere l’errore refrattivo nelle forma anisometropica o operare lo strabismo. Contestualmente è fondamentale eseguire l'occlusione dell'occhio sano, per 'stimolare' la visione dell'occhio pigro. L'intervento correttivo deve però avvenire in età pediatrica (o più correttamente nei primi 1000 giorni ”età plastica”): se l'ambliopia viene diagnosticata tardivamente, dopo i 5-6 anni, diventa difficilmente curabile.
| Patologie della cornea
Distrofia Corneale
Le distrofie corneali rappresentano un gruppo di patologie ereditarie ad esordio quasi sempre bilaterale e simmetrico caratterizzate da alterazioni intrinseche del tessuto corneale.
Si tratta di patologie complesse, clinicamente e geneticamente eterogenee, che provocano la perdita di trasparenza corneale a causa di anomalie del metabolismo cellulare dei cheratociti con conseguente accumulo di depositi di natura proteica che possono interessare tutti gli strati della cornea, dall’epitelio all’endotelio.
Cheratite
In medicina il termine cheratite identifica una generica infiammazione della cornea, la sottile membrana che ricopre iride e pupilla dell'occhio.
Nonostante le cheratiti più comuni abbiano un'origine infettiva, le cause dell'infiammazione corneale possono ricercarsi anche in traumi di natura differente.
Le cheratiti (soprattutto quelle infettive) rappresentano un'urgenza oculistica a tutti gli effetti dato che, quando non curate per tempo, possono provocare gravi danni all'occhio come la temibile perforazione della cornea.
Una cheratite trascurata può costituire una vera e propria minaccia per la vista.
Esistono diversi tipi di cheratite, distinti sia in base allo strato corneale coinvolto, sia alla causa scatenante:
Cheratite superficiale od ulcerosa
Colpisce gli strati più superficiali della cornea. I maggiori responsabili sono i fototraumi in generale, quali nello specifico l'esposizione prolungata a radiazioni UV ed il bagliore della fiamma ossidrica. Oltre a queste cause, anche le congiuntiviti da Adenovirus e le infezioni virali ricorrenti possono predisporre al rischio di cheratite superficiale.
Cheratite interstiziale
Questa forma di cheratite coinvolge gli strati più profondi della cornea: si tratta di un'affezione grave dal momento che, quando non curata, può provocare danni irreversibili all'occhio, compresa la cecità permanente.
Il più delle volte, la causa risiede in un'infezione sostenuta da Treponema pallidum, lo stesso agente eziologico (causale) della sifilide. Meno spesso, la cheratite interstiziale riconosce altre cause come agenti infettivi (batterici, virali, parassitari) o disturbi autoimmuni.
Cheratite infettiva
L'infiammazione di tipo infettivo a carico della cornea può essere provocata da:
- Infezioni batteriche: in particolare sostenute da Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa.
- Insulti virali: gli Adenovirus - che costituiscono peraltro i maggiori agenti causali delle comuni affezioni respiratorie e della congiuntivite virale - insieme all'Herpes simplex e all'Herpes zoster, sono i virus più coinvolti nelle cheratiti infettive virali.
- Attacchi parassitari: l'infezione corneale sostenuta da amebe (come Acanthamoeba) rappresenta indubbiamente la più grave e pericolosa forma di cheratite infettiva, tipica dei portatori di lenti a contatto.
- Infezioni micotiche (fungine): anche alcuni funghi appartenenti al genere Fusarium e Candida possono arrecare gravi danni a livello corneale.
Cheratite non infettiva o traumatica
Si tratta di un'infiammazione della cornea indotta da traumi come interventi chirurgici, penetrazioni di oggetti nell'occhio (es. penne, matite ecc.) ed uso inadeguato delle lenti a contatto. Anche alcune malattie autoimmuni - come la sindrome di Sjögren - possono provocare un simile danno alla cornea.
La cura per la cheratite dev'essere attentamente valutata in base all'agente causale che l'ha indotta. Nonostante i farmaci utilizzati per il trattamento delle differenti forme di cheratite siano diversi, gli obiettivi da perseguire sono pressoché gli stessi:
Allontanare l'agente causale
Controllare l'infiammazione
Favorire la riepitelizzazione (ricrescita dell'epitelio corneale lesionato)
Cheratocono
Il cheratocono è una malattia degenerativa della cornea, la quale tende ad assottigliarsi e ad assumere una forma conica in conseguenza alla perdita della sua rigidità strutturale.
I soggetti maggiormente colpiti da cheratocono sono coloro che hanno una predisposizione genetica a malattie di tipo allergico o a reazioni anafilattiche (atopia). Generalmente, la patologia si manifesta già dai primi anni di vita o nel periodo della pubertà, continua il suo sviluppo fino all’età adulta e si arresta spontaneamente attorno ai 40 anni.
Le cause che determinano il cheratocono non si conoscono in maniera certa, ma si ipotizza che l’insorgenza della malattia sia strettamente correlata a fattori genetici, fattori esterni (es: microtraumi da sfregamento), disfunzioni delle ghiandole endocrine o predisposizioni allergiche. Responsabili della comparsa di cheratocono anche le anomalie nel funzionamento dei cheratociti, ovvero delle cellule deputate al rinnovamento del tessuto corneale.
Le soluzioni al momento sono:
Lenti a contatto o occhiali per la correzione del difetto visivo;
Cross-Linking corneale, negli stadi iniziali come nel cheratocono frusto o intermedi;
Trapianto di cornea con cheratoplastica lamellare anteriore;
Trapianto corneale da donatore con cheratoplastica perforante, solo negli stadi più gravi.
Il trapianto corneale viene utilizzato negli stadi più avanzati di cheratocono, quando la cornea è troppo sottile ed eccessivamente curva, per cui i trattamenti meno invasivi non permettono di ottenere risultati accettabili.
| Patologie della retina
Degenerazione maculare
Vi sono due forme di degenerazione maculare legata all’età: secca e umida.
Vari disturbi oculari colpiscono la macula, ossia la regione centrale della retina situata nella parte posteriore dell'occhio. Sono indicati collettivamente come degenerazione maculare. Dal momento che questa malattia degli occhi colpisce principalmente le persone oltre i 65 anni, viene anche chiamata degenerazione maculare legata all’età (AMD).
L'AMD avanzata, che comprende sia l'AMD secca che l'AMD umida, è considerata la principale causa di cecità nei paesi industrializzati. Circa nel 40% dei casi l’AMD avanzata è secca mentre nel 60% è AMD umida.
AMD avanzata secca e umida sono manifestazioni diverse di AMD avanzata. Un occhio con AMD secca avanzata può anche sviluppare naturalmente l’AMD umida e viceversa.
Nonostante i numerosi studi in corso, a tutt’oggi non esiste una terapia efficace né per la maculopatia iniziale, né per la maculopatia avanzata atrofica.
La maculopatia essudativa, responsabile se non trattata della maggior parte dei gravi danni visivi, viene invece oggi trattata con successo mediante farmaci anti-VEGF, in grado di bloccare uno dei più importanti fattori dell’insorgenza e del mantenimento della malattia.
La terapia viene somministrata mediante iniezioni intraoculari, che devono essere ripetute secondo protocolli di riferimento, adattati al singolo caso.
Oggi la terapia laser e la terapia fotodinamica sono state a tutti gli effetti relegate al ruolo di terapie da combinare con gli anti-VEGF (in casi particolari).
Retinopatia diabetica
La retinopatia diabetica è una complicanza tardiva del diabete. La condizione, infatti, si manifesta normalmente dopo anni dall'insorgenza della malattia diabetica, specie quando non viene trattata adeguatamente.
Il fattore determinante che porta allo sviluppo di questa patologia è l'alterazione del sistema microvascolare (microangiopatia), che comporta un danno alle pareti dei piccoli vasi sanguigni (capillari), in particolare del rene (glomerulopatia diabetica), del sistema nervoso periferico (neuropatia diabetica) e della retina (retinopatia diabetica). Sostanzialmente, a causa dell'iperglicemia cronica, si verifica un aumento della permeabilità capillare e il successivo accumulo di liquidi nel tessuto interessato. Quando la retinopatia diabetica diventa più grave, iniziano a formarsi sulla retina nuovi vasi sanguigni, che possono rompersi e causare una riduzione della vista di entità variabile.
La retinopatia diabetica, di solito, colpisce entrambi gli occhi. In un primo momento, la malattia può causare solo lievi problemi di visione o risultare asintomatica, ma la sua progressione può determinare cecità, che in molti casi non può essere invertita. Per questo motivo, ai pazienti con diabete viene raccomandata una visita oculistica approfondita almeno una volta all'anno, per monitorare il decorso della retinopatia diabetica. Se la patologia viene rilevata in tempo, può essere efficacemente trattata mediante laserterapia fotocoagulativa. Dal momento in cui si manifestano i sintomi della retinopatia diabetica, la condizione può essere molto difficile da gestire.
La retina è lo strato di cellule fotosensibili che riveste la parte posteriore dell'occhio. Questa membrana è deputata alla conversione degli stimoli luminosi in impulsi elettrici, che il nervo ottico trasmette al cervello. Per lavorare in modo efficace, la retina ha bisogno di un costante apporto di sangue, che riceve attraverso una rete di piccoli vasi sanguigni.
L'iperglicemia non controllata può causare disturbi transitori della vista e, nel corso del tempo, può danneggiare i vasi sanguigni che irrorano la retina. Questi capillari iniziano a riversare fluidi e lipidi, provocando edema (gonfiore) e conseguente ischemia retinica. Questi fenomeni patologici sono tipici della retinopatia diabetica non proliferativa (NPDR). Se i problemi oculari associati al diabete sono trascurati, la condizione può progredire in retinopatia diabetica proliferativa (PDR).
La retina è lo strato di cellule fotosensibili che riveste la parte posteriore dell'occhio. Questa membrana è deputata alla conversione degli stimoli luminosi in impulsi elettrici, che il nervo ottico trasmette al cervello. Per lavorare in modo efficace, la retina ha bisogno di un costante apporto di sangue, che riceve attraverso una rete di piccoli vasi sanguigni. L'iperglicemia non controllata può causare disturbi transitori della vista e, nel corso del tempo, può danneggiare i vasi sanguigni che irrorano la retina. Questi capillari iniziano a riversare fluidi e lipidi, provocando edema (gonfiore) e conseguente ischemia retinica. Questi fenomeni patologici sono tipici della retinopatia diabetica non proliferativa (NPDR). Se i problemi oculari associati al diabete sono trascurati, la condizione può progredire in retinopatia diabetica proliferativa (PDR). Questa è caratterizzata dalla crescita di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione), che possono danneggiare la retina e causarne il distacco. Elevati livelli di glucosio nel sangue possono produrre conseguenze anche a livello del cristallino: la cataratta (opacità del cristallino) è favorita dal diabete. Mantenere sotto controllo la glicemia e la pressione sanguigna, oltre a sottoporsi a regolari visite oculistiche, rappresentano i fattori chiave su cui intervenire per la prevenzione della retinopatia diabetica e della sua progressione.
Il rischio di sviluppare la retinopatia diabetica è correlato al diabete mellito, sia di tipo 1 (insulino-dipendente, in cui il corpo non produce insulina) che di tipo 2 (non insulino-dipendente).
Il diabete è una malattia cronica che colpisce la capacità dell'organismo di produrre o di utilizzare efficacemente l'insulina per controllare i livelli di zuccheri nel sangue. Nel suo decorso, la patologia coinvolge numerosi apparati (cardiovascolare, renale, nervoso, estremità degli arti inferiori ecc.). A livello oculare, gli effetti del diabete possono interessare il cristallino (cataratta) e la retina. Nei pazienti diabetici, la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue, è superiore alla norma. Sebbene il glucosio sia una fonte vitale di energia per le cellule, un aumento cronico della glicemia (definito iperglicemia) provoca danni in tutto l'organismo, compresi i piccoli vasi sanguigni che irrorano gli occhi.
Diversi fattori possono influenzare lo sviluppo e la gravità della retinopatia diabetica, tra cui:
Pressione sanguigna: un efficace controllo della pressione arteriosa riduce il rischio che la retinopatia possa progredire, prevenendo il deterioramento dell'acuità visiva. L'ipertensione danneggia i vasi sanguigni, aumentando le possibilità di sviluppare disturbi agli occhi. Pertanto, l'adozione di misure per prevenire la pressione alta, come smettere di fumare e ridurre la quantità di sale nella dieta, può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare retinopatia.
Pneumoretinopessia: si usa in caso di distacchi di dimensioni limitate e non complicati.
Livelli di lipidi nel sangue (colesterolo e trigliceridi): elevati livelli di lipidi nel sangue possono portare, a livello retinico, ad un maggiore accumulo di essudati e alla formazione di depositi costituiti da fibrina e lipidi (che fuoriescono dai capillari dilatati), come conseguenza dell'edema retinico. Questa condizione è associata ad un più alto rischio di manifestare una moderata perdita visiva.
Gravidanza: una donna diabetica in gravidanza, può presentare un rischio aumentato di sviluppare la retinopatia diabetica. Se la paziente presenta già la malattia, questa potrebbe progredire. Tuttavia, questi cambiamenti possono essere invertiti dopo il parto o potrebbe non avvenire alcuna progressione a lungo termine della malattia.
Durante le fasi iniziali, la retinopatia diabetica non provoca alcun segno di allarme precoce. Il paziente, quindi, può non rendersi conto della malattia fino agli stadi più avanzati, poiché i cambiamenti nella visione potrebbero essere evidenti solamente quando la retina è severamente danneggiata. Nella fase proliferativa della retinopatia diabetica, le emorragie possono indurre una riduzione della vista ed un offuscamento del campo visivo.
Col progredire della malattia, i sintomi della retinopatia diabetica possono includere:
Comparsa di piccoli corpi mobili (puntini neri, macchie scure o striature) che fluttuano nel campo visivo (miodesopsie)
Pneumoretinopessia: si usa in caso di distacchi di dimensioni limitate e non complicati.
Offuscamento della vista
Riduzione della visione notturna
Aree vuote o scure nel campo visivo
Difficoltà nella percezione dei colori
Improvvisa riduzione dell'acuità visiva
La retinopatia diabetica, di solito, colpisce entrambi gli occhi e - se non correttamente diagnosticata e trattata - può indurre cecità. Per questo, è molto importante che la retinopatia diabetica venga identificata in una fase precoce e, se necessario, sia stabilito un protocollo terapeutico appropriato. L'attento monitoraggio mira a ridurre il rischio di perdita della vista nelle persone con diabete.
Il miglior intervento medico per la retinopatia diabetica consiste nel prevenire la sua insorgenza tramite una corretta gestione del diabete. L'attento monitoraggio di glicemia, pressione sanguigna e colesterolo può contribuire a limitare i danni alla vista e riduce in modo significativo il rischio di perdere la vista nel lungo termine.
Il trattamento dipende in gran parte dalla gravità dalla retinopatia diabetica. Se il trattamento laser non è possibile perché la retinopatia diabetica è in una fase troppo avanzata, è possibile ricorrere alla vitrectomia. La chirurgia spesso rallenta o arresta la progressione della retinopatia diabetica, ma non rappresenta una cura. Il diabete è una condizione cronica: anche dopo il trattamento per la retinopatia diabetica, il paziente dovrà sottoporsi ad esami oculistici regolari e, ad un certo punto, potrebbe rendersi necessario un ulteriore trattamento.
Maculopatie
Con il termine maculopatia si fa riferimento a qualsiasi patologia che interessa la parte centrale della retina, detta macula.
In condizioni normali, la macula consente una visione centrale nitida e dettagliata che, in presenza di degenerazioni maculari, diventa sfocata e distorta. Gli individui affetti dalla patologia, infatti, riscontrano notevoli difficoltà in tutte quelle attività che implicano un certo grado di concentrazione( come ad es. la lettura o il disegno).
La forma più comune di maculopatia è sicuramente quella senile, legata all’invecchiamento, che si può presentare in forma secca o umida: nel primo caso si formano sulla retina degli accumuli di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare; nel secondo caso, invece, si formano (in maniera anomala) dei nuovi vasi sotto la retina che ne causano il danneggiamento. Altre forme di maculopatia sono:
Maculopatia miopica
Maculopatia diabetica
Maculopatia essudativa
Maculopatia secca
Maculopatia a cellophan o pucker maculare
Distrofia maculare giovanile
Distrofia vitelliforme
Le varie forme di maculopatia possono essere acquisite o ereditarie: se in famiglia qualcuno è affetto dalla malattia, infatti, le probabilità di svilupparla sono maggiori. Altre possibili cause sono: il fumo, il sovrappeso, l’esposizione eccessiva alla luce solare, una dieta ricca di grassi e il colesterolo, il sesso femminile e l’età.
Lo sviluppo di una maculopatia presenta alcune cause comuni:
Età
Predisposizione genetica
Fumo
I fattori di rischio in grado di aumentare le probabilità di sviluppo della patologia sono:
Obesità
Ipertensione e le malattie cardiovascolari in genere,
Eccessiva esposizione alla luce solare nel corso della propria vita.
Esistono alcune forme di maculopatia, cosiddette “trazionali”, che possono essere affrontate chirurgicamente:
Pucker maculare;
Foro maculare;
Sindrome da trazione vitreo-maculare
Durante le fasi iniziali, la retinopatia diabetica non provoca alcun segno di allarme precoce. Il paziente, quindi, può non rendersi conto della malattia fino agli stadi più avanzati, poiché i cambiamenti nella visione potrebbero essere evidenti solamente quando la retina è severamente danneggiata. Nella fase proliferativa della retinopatia diabetica, le emorragie possono indurre una riduzione della vista ed un offuscamento del campo visivo.
Col progredire della malattia, i sintomi della retinopatia diabetica possono includere:
Comparsa di piccoli corpi mobili (puntini neri, macchie scure o striature) che fluttuano nel campo visivo (miodesopsie)
Pneumoretinopessia: si usa in caso di distacchi di dimensioni limitate e non complicati.
Offuscamento della vista
Riduzione della visione notturna
Aree vuote o scure nel campo visivo
Difficoltà nella percezione dei colori
Improvvisa riduzione dell'acuità visiva
La retinopatia diabetica, di solito, colpisce entrambi gli occhi e - se non correttamente diagnosticata e trattata - può indurre cecità. Per questo, è molto importante che la retinopatia diabetica venga identificata in una fase precoce e, se necessario, sia stabilito un protocollo terapeutico appropriato. L'attento monitoraggio mira a ridurre il rischio di perdita della vista nelle persone con diabete.
Gli specialisti possono scegliere tra diverse cure a seconda della differente tipologia di maculopatia (la forma secca è una triste eccezione, in quanto ad oggi non è purtroppo curabile), ma il primo approccio necessario è un atteggiamento preventivo fondato su un’alimentazione ricca di frutta e verdura (e, se prescritti, eventuali integratori vitaminici con vitamine del gruppo C ed E, antiossidanti, Omega 3, tutti elementi nutritivi che riducono il rischio di una degenerazione della macula).
Fare prevenzione è dunque possibile ed efficace, mentre se la patologia è già conclamata i rimedi naturali possono rallentarne l’evoluzione.
Per la cura della maculopatia essudativa vi sono invece 4 terapie:
Terapia farmacologica: i farmaci antiangiogenici vengono iniettati nell’occhio tramite anestesia locale. Questi farmaci bloccano l’azione dei fattori di crescita dei neovasi e ne arrestano lo sviluppo. Si tratta della prima scelta tra le terapie. Prima viene attuata, migliori saranno i risultati anche a lungo termine;
Terapia fotodinamica: la verteporfina iniettata si lega ai capillari anomali e un raggio laser illumina proprio i vasi anomali attivando il farmaco che procede alla loro chiusura;
Terapia con laser: il laser giallo micropulsato ha il compito di far riassorbire l’edema retinico;
Traslocazione retinica: tecnica chirurgica altamente invasiva da riservare ai pazienti che presentano casi limite.
Gli occhiali telescopici possono, infine, essere un ausilio: sfruttano i recettori della retina ancora sani e non danneggiati.
Distacco della retina
La retina è un sottile strato di tessuto nervoso, sensibile alla luce, che riveste la superficie interna dell’occhio e trasforma le onde luminose in impulsi nervosi che sono poi trasportati al cervello attraverso le fibre del nervo ottico.
Nel distacco, la retina si separa dal sottostante strato vascolare (coroide o uvea) da cui prende ossigeno e nutrimento e, come conseguenza, le sue cellule soffrono e muoiono. A seconda della grandezza della parte che si distacca, della sua posizione e della quantità di tempo trascorsa dal suo distacco, possono verificarsi danni temporanei o permanenti alla vista.
Macchie nere fisse
Mosche volanti o corpi scuri fluttuanti (miodesopsie)
Brevi lampi di luce (fotopsie)
Sfocatura o distorsioni della visione
Ombra o una tenda scura che copre parte del campo visivo (scotoma)
Colpiscono, generalmente, un solo occhio (la probabilità di avere un distacco della retina contemporaneamente ad entrambi gli occhi è di 1 una probabilità su 10).
Senza cure tendono a peggiorare e a non essere più reversibili e possono portare alla perdita della vista.
Distacco posteriore, parziale, del corpo vitreo con la conseguente formazione di punti di trazione vitreo-retinica. È un fenomeno normalmente associato all'invecchiamento; il distacco può avvenire quando permangono punti di ancoraggio alla retina, che esercitano una trazione
Grave miopia
Alcuni interventi chirurgici all'occhio, come ad esempio la rimozione della cataratta
Retinopatia diabetica
Glaucoma
Infiammazioni all'interno dell’occhio (uveiti) o alcuni rari tumori dell’occhio che portano all'accumulo di liquido sotto una retina integra
Il distacco di retina può anche avvenire a causa di traumi, sia diretti, ad esempio un pugno, o indiretti, come nel caso di colpi alla testa o di contraccolpi (classico quello che si può verificare in un tamponamento stradale).
La cura (terapia) del distacco di retina è chirurgica e si basa sull'eliminazione della trazione del corpo vitreo sulla retina e nella chiusura dell’eventuale lacerazione. Nell'85% dei casi, un solo intervento operatorio è sufficiente a riattaccare la retina.
Sono disponibili vari tipi di tecniche che possono essere effettuate in anestesia locale o generale; lo specialista sceglie quella più opportuna in base al caso specifico e al relativo rapporto rischio-beneficio. Le tecniche attualmente in uso sono:
Vitrectomia: consiste nella rimozione del corpo vitreo e nella sua sostituzione con un gas o con un sostituto artificiale del vitreo che, tamponando la retina, ripristina il contatto con il sottostante strato vascolare.
Pneumoretinopessia: si usa in caso di distacchi di dimensioni limitate e non complicati.
Cerchiaggio sclerale: consiste nella compressione del bulbo oculare, attraverso l’applicazione esterna di una banda di silicone in modo tale che la parte esterna della parete oculare si ritrovi avvicinata alla retina distaccata e questa, a sua volta, al corpo vitreo, in modo da rilasciarne la trazione. La rottura, non più sottoposta a trazione, potrà richiudersi e trattamenti laser o a freddo ne impediranno la riapertura.
Il quadro visivo dopo la cura dipenderà dalla grandezza del distacco della retina e dalla sua durata. Tanto maggiore è la durata del distacco, tanto minore è la possibilità di recupero visivo.
Nei casi in cui il distacco interessi l’area della visione centrale (regione maculare) il recupero visivo sarà incompleto.
La cura (terapia) del distacco di retina è chirurgica. Esistono vari tipi di tecniche che possono essere effettuate in anestesia locale o generale; lo specialista sceglie quella più opportuna in base al caso specifico e al relativo rapporto rischio-beneficio. Le tecniche attualmente in uso sono:
Vitrectomia: consiste nella rimozione del corpo vitreo e nella sua sostituzione con un gas o con un sostituto artificiale del vitreo che, tamponando la retina, ripristina il contatto con il sottostante strato vascolare. Questo intervento è generalmente eseguito praticando tre piccolissimi fori nella parete esterna, per l’inserimento degli strumenti di microchirurgia. Al termine dell’intervento la persona operata dovrà assumere una posizione particolare per qualche giorno in modo da permettere alla bolla di gas, o al sostituto artificiale, di rimanere a contatto con la rottura il più a lungo possibile. Il gas sarà progressivamente riassorbito in modo spontaneo mentre il sostituto artificiale dovrà essere eliminato chirurgicamente. Non è possibile guidare o prendere un aereo fintanto che il gas o il sostituto non siano stati riassorbiti o rimossi. Nel caso in cui la persona operata debba essere sottoposta ad un intervento chirurgico di qualsiasi natura deve comunicare al medico la presenza del gas/sostituto all'interno dell’occhio.
Pneumoretinopessia: si usa in caso di distacchi di dimensioni limitate e non complicati. Consiste nell'inserimento di una piccola bolla di gas nell'occhio che spinge la retina in posizione corretta. È accompagnata da trattamenti laser o a freddo (crioterapia) per riparare le lacerazioni e mantenere l’adesione della retina. Come per la vitrectomia, al termine dell’intervento la persona operata dovrà assumere una posizione particolare per qualche giorno in modo da permettere alla bolla di gas di rimanere a contatto con la rottura il più a lungo possibile. Le restrizioni del comportamento da osservare sono le stesse.
Cerchiaggio sclerale consiste nella compressione del bulbo oculare, attraverso l’applicazione esterna di una banda di silicone in modo tale che la parte esterna della parete oculare si ritrovi avvicinata alla retina distaccata e questa, a sua volta, al corpo vitreo, in modo da rilasciarne la trazione. La rottura, non più sottoposta a trazione, potrà richiudersi e trattamenti laser o a freddo ne impediranno la riapertura.
| Patologie del cristallino
Presbiopia
La causa della presbiopia è il progressivo indurimento della parte centrale, il nucleo, del cristallino, che perde acqua con l’avanzare dell’età. Il cristallino diventa meno flessibile, perde la capacità di accomodamento e l’occhio non riesce più a mettere a fuoco le immagini vicine che appaiono sfocate.
L’età è il fattore di rischio più importante per la presbiopia. Generalmente la condizione si manifesta dopo i 45 anni e tende ad aggravarsi progressivamente con l’età.
Se la presbiopia si manifesta prima dei 40 anni, all’origine della malattia potrebbero esserci altre patologie come diabete, sclerosi multipla, malattie cardiovascolari, oppure l’uso di farmaci come diuretici, antistaminici, antidepressivi. Anche un trauma, la mancata correzione di un altro difetto della vista che ha portato il cristallino a fare un lavoro di compensazione, il fumo e l’esposizione a radiazioni possono provocare l’insorgenza di presbiopia.
A seconda della severità del disturbo e delle condizioni cliniche del paziente, l’oculista valuterà se prescrivere al paziente l’utilizzo di lenti correttive o se eseguire un trattamento chirurgico.
Se la presbiopia è agli esordi si tende a rimandare anche l’utilizzo di occhiali, in modo tale che il cristallino possa esercitarsi nella messa a fuoco e mantenersi elastico quanto più a lungo possibile.
Per quanto riguarda la chirurgia, si può ricorrere alla chirurgia con laser a eccimeri, che migliora la visione ma potrebbe peggiorarla complessivamente con aloni e riduzione del contrasto, oppure alla chirurgia del cristallino, che prevede l’inserimento di lenti intraoculari di ultima generazione particolarmente utili se la presbiopia evolve in cataratta.
Cataratta
La cataratta è una patologia molto comune e fa parte del normale processo d’invecchiamento.
La cataratta consiste nell’opacizzazione del cristallino naturale all’interno dell’occhio causato dall’accumulo progressivo delle proteine che avviene con il passare del tempo. Con l’avanzare di questo processo, il cristallino opacizzato riduce la quantità di luce che passa all’interno dei vostri occhi e la visione diventa annebbiata.
I primi sintomi della cataratta sono difficili da notare, prestate attenzione ai cambiamenti della vostra vista. La cataratta può manifestare i suoi sintomi in modo diverso.
Visione annebbiata e sfuocata
Problemi di visione notturna
Fotosensibilità e abbagliamento
Percezioni di aloni alle luci
Percezione di colori sbiaditi e ingialliti
Visione sdoppiata
L'unica soluzione per curare in modo definitivo la cataratta è l'intervento chirurgico. La procedura prevede la rimozione del cristallino opacizzato e l'inserimento di una nuova lente intraoculare (IOL - IntraOcular Lens) - anche nota come cristallino artificiale.
Intervento Cataratta: come si esegue?
L'intervento consiste nella rimozione del cristallino opacizzato e nella successiva sostituzione con una speciale lente artificiale (impianto). Questo tipo di operazione, frutto della più moderna e raffinata tecnologia micro-chirurgica, è divenuto oggi un intervento di routine, sicuro, efficace e - soprattutto - risolutivo.
La lente "nuova", correttamente posizionata nella medesima posizione del cristallino naturale, diverrà parte integrante dell'occhio, fondendosi perfettamente con le altre strutture oculari.
L'intervento è piuttosto semplice, tanto che viene spesso eseguito ambulatorialmente: il paziente viene steso su una poltroncina oppure su un letto operatorio; durante l'intervento, l'occhio viene semplicemente anestetizzato mediante l'instillazione di gocce anestetiche (es. lidocaina) o iniettando la sostanza nella regione peribulbare per desensibilizzare la zona (il paziente, pur rimanendo sveglio, durante l'operazione non avverte dolore).
In genere, la sostituzione del cristallino opacizzato viene eseguita secondo una metodica nota come "facoemulsificazione": il chirurgo utilizza una speciale sonda ad ultrasuoni in grado di frantumare il cristallino.
Contemporaneamente, vengono aspirati i frammenti del cristallino opacizzato; la capsula del cristallino (membrana continua che lo avvolge), invece, non viene intaccata durante l'intervento poiché servirà da supporto per la nuova lente artificiale. La ferita viene ricucita con pochissimi punti di sutura, rimossi dopo alcune settimane.
| Patologie del nervo ottico
Glaucoma
Il glaucoma è una malattia cronica e progressiva che colpisce il nervo ottico e che può portare alla perdita della vista.
È la seconda causa di disabilità visiva e cecità in Italia: è dovuto all'aumento della pressione interna dell'occhio e in limitati casi alla riduzione dell'apporto di sangue al nervo ottico (il nervo responsabile della trasmissione delle informazioni visive al cervello).
Un danno al nervo ottico si manifesta con una perdita del nostro campo visivo che inizia nelle porzioni più periferiche coinvolgendo progressivamente le porzioni centrali del campo visivo compromettendo notevolmente la vista.
La terapia prevede inizialmente la somministrazione di colliri. Laddove questi non siano sufficienti a diminuire la pressione oculare o il danno a carico del campo visivo, si rende necessario l’intervento chirurgico (trabeculectomia) o trattamenti parachirurgici, come il laser.
“Assumono poi una sempre maggiore rilevanza gli impianti valvolari, indicati soprattutto nei pazienti con glaucoma avanzato o nei quali l’intervento chirurgico tradizionale non ha dato i risultati sperati, quando esistano le condizioni per poter effettuare un intervento che, con le nuove tecnologie è assai meno invasive e consente un recupero pressoché immediato.
Strabismo
Lo strabismo (od eterotropia) è un difetto di convergenza degli assi visivi dei due occhi; per esempio, nel soggetto strabico un occhio può guardare dritto e l'altro deviare verso l'interno (strabismo convergente od esotropia), verso l'esterno (strabismo divergente od exotropia) oppure verso l'alto o verso il basso (strabismo verticale, rispettivamente ipertropia ed ipotropia).
Esotropia
Strabismo Convergente
Exotropia
Strabismo Divergente
Ipertropia
Strabismo Verticale
Ipotropia
Strabismo Vericale
Muscoli oculari
Nervi cranici (vie nervose che trasmettono le informazioni ai muscoli)
Centri cerebrali superiori (parte del cervello che controlla il movimento degli occhi)
Il mancato allineamento di uno od entrambi gli occhi rispetto agli assi visivi può essere il risultato di un problema in uno di questi tre livelli del sistema visivo. Ad esempio, se i muscoli oculari non sono coordinati a causa di una disparità di trazione in un lato dell'occhio o di una paralisi, può verificarsi un difetto di convergenza.
L'esatta causa di uno strabismo non è sempre nota. Alcuni bambini nascono con uno strabismo congenito, mentre altri pazienti sviluppano la condizione in un secondo momento (strabismo acquisito).
La forma acquisita, spesso, insorge quando un occhio tenta di superare un errore di rifrazione (come la miopia, l'ipermetropia e l'astigmatismo).
Se un bambino è affetto da un difetto ottico, lo stimolo visivo per mantenere il corretto allineamento può essere debole (ad esempio, per una visione offuscata o confusa), per cui l'occhio può deviare verso l'interno o l'esterno mentre tenta di mettere a fuoco. Lo strabismo causato da errori di rifrazione, di solito, si sviluppa nei bambini di due o più anni di età e tende a essere più comune nei pazienti ipermetropi.
Quando gli occhi sono orientati in direzioni diverse, il cervello riceve due diverse immagini; come risultato, il cervello può ignorare l'immagine dall'occhio disallineato per evitare la doppia visione, con conseguente scarso sviluppo del sistema visivo della parte colpita (ambliopia strabica).
Il segno più evidente dello strabismo è il movimento non coordinato degli occhi (in pratica, questi guardano in direzioni diverse). Molto spesso, un occhio è orientato verso l'interno (strabismo convergente) o l'esterno (strabismo divergente), mentre in casi più rari lo strabismo può essere verticale, cioè gli occhi possono deviare verso l'alto (ipertropia) o il basso (ipotropia).
I sintomi dello strabismo sono:
Scarsa percezione della profondità
Riduzione della vista
Nei bambini: inclinazione della testa compensativa o sollevamento del mento per minimizzare la diplopia e consentire la visione binoculare
Negli adulti: affaticamento degli occhi, mal di testa, visione doppia o sfocata
Lo strabismo può essere costante, periodico (compare di tanto in tanto), monolaterale (devia sempre e solo lo stesso occhio) o alternante (interessa i due occhi alternativamente). Il disallineamento degli occhi può indurre altri disturbi visivi, come:
Occhio pigro (ambliopia): quando gli occhi guardano in direzioni diverse il cervello riceve due immagini. Per evitare una visione doppia o confusa, il cervello può quindi ignorare l'immagine proveniente dall'occhio non dominante, con conseguente scarso sviluppo di parte dell'apparato visivo. Il corretto allineamento degli occhi è essenziale per una buona percezione della profondità e per prevenire l'insorgenza di problemi di vista in un occhio strabico.
Riduzione delle abilità motorie (in particolare, nei compiti di destrezza manuale che richiedono velocità e precisione)
Ritardo nello sviluppo (come nel camminare e nel parlare)
Lo strabismo congenito prevede la correzione con occhiali dei difetti refrattivi se presenti, l'occlusione dell'occhio che vede meglio per stimolare l'occhio pigro ed eventualmente la correzione chirurgica. Se alla fine dell'iter terapeutico persiste un'ambliopia, può essere indicata una fotostimolazione visiva con appositi strumenti (Retimax) che hanno lo scopo di aumentare la funzione visiva, mediante il rilevamento di un potenziale evocato visivo associato a un feedback sonoro, agendo in tal modo sulla plasticità del sistema visivo.
Lo strabismo acquisito richiede una riabilitazione ortottica volta a migliorare la motilità del muscolo paretico, l'uso di lenti prismatiche per togliere la diplopia ed eventualmente un intervento chirurgico da eseguire non prima di un anno dall'insorgenza dell'evento acuto.
| Forse non tutti sanno che...
Calazio e Orzaiolo
Il calazio è una piccola neoformazione caratterizzata dall’infiammazione delle ghiandole di Meibomio, che si trovano all’interno delle palpebre e contribuiscono, col loro secreto, alla formazione delle lacrime. Il calazio di solito si presenta come una piccola pallina o punta bianca localizzata sulla palpebra, ben visibile ad occhio nudo oppure percepibile al tatto.
Palpebre arrossate, gonfie e doloranti sono sintomi che caratterizzano anche l’orzaiolo. Le due patologie, però, hanno origine diverse. L’orzaiolo è causato da un’infiammazione di natura batterica che colpisce un tipo di ghiandole diverse rispetto al Calazio: le ghiandole di Zeiss. Inoltre spesso il calazio non mostra una sintomatologia dolorosa come avviene di solito per l’orzaiolo.
Oftalmologia pediatrica
La vista è un bene prezioso e va protetta, effettuando regolari visite di controllo a partire dalla primissima infanzia, in modo da verificare se ci siano problematiche e intervenire, in caso di necessità, in maniera tempestiva per evitare peggioramenti. Nel bambino, ancor più che nell’adulto, acquista grande importanza il concetto di prevenzione, in quanto nella maggior parte dei casi il bambino non riesce a comunicarci il proprio “disagio”.
Quali sono i principali “campanelli d’allarme” a cui prestare attenzione?
È importante prestare attenzione ad alcuni comportamenti che possono rappresentare segnali di una problematica visiva del bambino, come:
Frequente mal di testa
Tendenza ad ammiccare spesso, ovvero a chiudere gli occhi
Inclinare di frequente la testa da un lato mentre osserva qualcosa
Strofinarsi spesso gli occhi
Occhi arrossati
Occhi non allineati
Quando è consigliato effettuare le visite di controllo?
Alcuni alterazioni, se identificate in tempo, possono essere trattate adeguatamente, tanto da preservare le funzioni visive tramite specifici processi di rieducazione. In caso contrario, i danni possono anche essere irreversibili.
Nei giorni successivi al parto
Per i neonati che all’esame di screening effettuato dal pediatra presso il Nido risultino sospetti per una patologia oculare importante come la cataratta congenita, il retinoblastoma, il glaucoma congenito o difetti refrattari elevati.Entro il primo anno di vita
Nei nati pretermine, sia che sviluppino o meno la retinopatia del prematuro, in quanto il rischio di sviluppare difetti visivi e strabismo in questi soggetti è maggiore rispetto ai nati a termine. Necessitano di una visita specialistica entro l’anno di età anche i figli di madri che hanno contratto malattie durante la gravidanza, quali la toxoplasmosi o la rosolia, i bambini con familiari affetti da malattie retiniche di carattere eredofamiliare e i bambini ai quali il pediatra riscontri (dopo i 6 mesi) un’anomalia nei movimenti oculari o deviazioni strabiche che possono essere associate o meno a difetti refrattivi.Ai 3 anni di età
Anche se il bambino non lamenta disturbi, ma è indispensabile per identificare i deficit visivi, diagnosticare un'eventuale ambliopia, il cosiddetto occhio pigro, e intraprendere il trattamento necessario in tempo utile.A 5/6 anni
In concomitanza con l’ inizio della scuola elementare. A questa età i difetti visivi vanno tempestivamente corretti per assicurare la migliore acuità visiva possibile e per gestirne al meglio l’ evoluzione.A 8 anni
Perché spesso a questa età si presenta la miopia cosiddetta “scolare”. Successivamente proseguire con visite oculistiche periodiche a seconda delle indicazioni fornite dall'oculista. Se non vengono segnalate particolari criticità, gli oculisti raccomandano di effettuare in seguito controlli regolari ogni 2 o 3 anni.
Attualità
Rapporto fra didattica a distanza e miopia
Il diffuso ricorso alla DAD a causa della pandemia, con utilizzo prolungato di videoterminali, può influire negativamente sulla vista di bambini e ragazzi. In particolar modo, questa abitudine aumenta il rischio di miopia, difetto della vista che determina una progressiva riduzione della capacità di messa a fuoco degli oggetti distanti. La comparsa della miopia viene favorita da un frequente processo di accomodazione, la funzione che permette di mettere a fuoco gli oggetti vicini.
A limitare questo rischio c’è la maggiore capacità accomodativa presente nei più giovani, ma è comunque raccomandato che bambini e ragazzi si prendano delle pause e interrompano ogni tanto la visione da vicino, guardando per qualche minuto oggetti lontani.
Info e Prenotazioni
Poliambulatorio Specialistico e Odontoiatrico Medical Care Formello
c/o Palasalute Via di Santa Cornelia, 9 00060 Formello (zona industriale)
Mobile 335.7537952 - e-mail: ambulatorioformello@healthpointitalia.com